Recensione Libro | Tempo di lettura 3′ |
Fabio Bartolomei è uno scrittore che seguo sin dagli esordi e che mi ha spesso regalato momenti di lettura indimenticabili. Ne ho già scritto in queste pagine in occasione della recensione del film Noi e la Giulia, tratto dal suo romanzo Giulia 1300 e altri miracoli.
Torno a parlarne qui in occasione del suo ultimo lavoro, sia per consigliarlo a tutti in questo momento psicologicamente difficile, sia perché il suo romanzo è in realtà il primo di una quadrilogia di piccoli libretti che non mancherò di leggere.
Morti ma senza esagerare è il titolo di questo librettino che si legge in un’oretta o poco più e che ha la capacità di affrontare un tema spinoso come la perdita improvvisa dei genitori con la leggerezza profonda che contraddistingue alcuni autori.
E’ la storia di Vera, trentenne che dopo quattro giorni (un giorno in più rispetto a storie ben più famose) dalla perdita dei genitori per un incidente automobilistico, al risveglio nella sua casa di infanzia li ritrova apparentemente vivi e vegeti.
Non vi racconto ovviamente altro e sono stato tentato di non scrivere nemmeno questo, ma alla fine ho scelto di farlo sia perché l’ha fatto la stessa casa editrice ovunque, sia perché non è questo “colpo di scena” a caratterizzare il romanzo, ma tutto ciò che ne consegue.
L’evento è solo lo spunto per affrontare i bilanci di un rapporto tra genitori e figli, fatto di un amore incondizionato che i primi provano per i secondi, ma anche e soprattutto di tanta umanità e di tante cose non dette o di alcune mal sopportate, che però creano quell’unicum che rende tutto familiare.
Bartolomei in ogni suo romanzo è in grado di far ridere e sorridere, ma sa anche sfiorare le corde della commozione, che sembra voler dare ancora più vigore a quei sorrisi, come a volerci suggerire che l’umanità passa da momenti dolorosi e per questo, quando non ce ne sono, si dovrebbe vivere al meglio e apprezzare le piccole cose.
Questo è in fondo il percorso di Vera nel romanzo: incontrare nuovamente i genitori per accettarne i limiti e comprenderne profondamente l’amore che ha sempre ricevuto e forse non ricambiato a sufficienza.
Anche in questo romanzo, come in altri, l’autore romano sforna un’idea surreale che crea un nuovo equilibro e sovverte le regole del quotidiano, così da generare punti di vista trasversali e spiazzanti.
Ovviamente il libro merita di essere letto, potete centellinarlo in due o tre sere, prima di chiudere gli occhi, anche per scacciare i tanti fantasmi di questo tempo più buio e prendere sonno un po’ più leggeri.
PS: Una vecchia signora in un mercato rionale molti anni fa mi disse: quello che fa ‘na madre pe’ cento figli, non fanno cento figli pe’ ‘na madre. Oggi penso che avesse pienamente ragione.