Pensieri | Tempo di lettura 5′ |
Questa mattina mi sono imbattuto in un interessante articolo di un blog che ho raggiunto attraverso un’amicizia comune sui social. Confesso che non ci sarei potuto finire altrimenti, che ho dovuto superare i miei pregiudizi per iniziare la lettura e che il faccione di Vittorio Feltri a destra del testo non mi ha aiutato a procedere.
L’autore Andrea Cionci è molto puntuale nell’affrontare il tema delle bufale e del complottismo, accuratissimo nelle citazioni storiche e pienamente condivisibile nella conclusione: Se la versione ufficiale è vera, se gli autori del presunto complotto non hanno nulla da nascondere, basterà che rispondano placidamente punto per punto NEL MERITO e fugare, così, ogni perplessità.
Poco dopo, mentre i miei pensieri già erano in movimento, per un’altra casualità sono finito di fronte alla locandina della serie TV Absentia, il cui sottotitolo sembrava sintetizzare in parte le mie riflessioni: The damage is done. The danger remains. (Il danno è fatto. Il pericolo rimane).
Immaginiamo un quartiere di Roma in cui si diffonda la voce di un pedofilo che abbia abusato di una bambina. Nel giro di breve gli abitanti potrebbero organizzare un linciaggio e portarlo a termine, ben prima che qualcuno si preoccupi di comprendere la veridicità dell’informazione, che solo dopo si potrebbe scoprire diffusa da una ex fidanzata in cerca di vendetta.*
Il problema che nasce nel dover affrontare una comunicazione che diffonde notizie false è legato al tempo e alle conseguenze immediate dell’informazione manipolata, non alla dimostrazione che siano infondate.
Perché un conto è dimostrare che l’allunaggio sia stata una gigantesca montatura, un altro che il 5G o i vaccini siano dannosi per le persone. Il primo caso è innocuo, negli altri due, mentre gli scienziati o i giornalisti si affannano a dare risposte, le antenne vengono bruciate e abbattute e le persone non si vaccinano con evidenti e drammatiche conseguenze per la comunità.
Il secondo problema risiede nella possibilità di trovare la medesima audience alla confutazione delle teorie false.
E’ infatti scontato che coloro che vogliano credere a complotti e teorie che si discostino anche solo dal buon senso comune, leggano in via preferenziale, e talvolta esclusiva, fonti compatibili a questa loro inclinazione. Sarà quindi difficile, se non impossibile, persuaderli che siano in torto.
Tutto ciò presupponendo una buona fede di fondo e non una strumentalizzazione di partenza.
E’ infatti evidente che chi mente sapendo di mentire, non deve essere certo persuaso.
Arriviamo qui al terzo punto di queste riflessioni: c’è un’evidente differenza tra l’ignorante e il mentitore che agisce con premeditazione. Molto spesso il primo non è altro che la cassa di risonanza del secondo.
Per questo credo che le istituzioni debbano prendere molto seriamente il tema della diffusione di notizie false, ma avere la capacità di distinguere il motore che le alimenti.
Credo si debba mettere mano agli art.656 e 658 sulla diffusione di notizie false e sul procurato allarme, estendendone l’applicabilità e inasprendone le punizioni, anche grazie a una tracciabilità sui social molto più puntuale di quella in vigore.
Per concludere credo che Andrea Cionci abbia perfettamente ragione nel sostenere che ogni teoria possa cadere di fronte all’evidenza dei fatti, storici o scientifici che siano. Però le conseguenze di ciò che viene scritto o detto molto spesso prendono corpo ben prima che la confutazione le neutralizzi, non riuscendoci mai completamente, per cui è giusto e necessario che esista una responsabilità civile e penale per la diffusione di notizie false.
* A tal proposito vi consiglio il film danese “Il Sospetto”.