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La fase. Prima di questo incredibile momento storico, questa parola era poco usata e se la cercate su Wikipedia capirete anche il perché. Era appannaggio di fisici, astronomi e chimici. Nella mia vita l’ho sentita associata in modo originale a un cacciavite in grado di segnalare la presenza di corrente(il cercafase) o a uno stato psicofisico che è più o meno quello di questi giorni in cui siamo tutti fuori fase. A partire dai primi giorni di Marzo, il nostro tempo si è fermato perdendo la suddivisione quotidiana e settimanale, a cui eravamo abituati, per condensarsi in un periodo dalla durata indefinita che è stato chiamato fase. Prima uno, poi due, chissà forse un giorno tre. Questa suddivisione ci ha dato l’idea di un divenire, anche se con scadenze molto più ampie, e forse in parte l’illusione che fossero queste a definire gli eventi e non il contrario.
In questi giorni è proprio questa la domanda che mi pongo: cosa definisce i tempi e le azioni della nostra vita in questo momento?
Inizialmente per noi hanno deciso le disposizioni legislative, quindi siamo rimasti a casa e usciti solo per necessità. Da domani, e sempre più nei giorni successivi, le scelte torneranno a noi e potremo riprendere a definire la nostra vita. Eppure, al contrario di ciò che abbiamo tutti vissuto finora, avremo un legame di causa ed effetto completamente nuovo, perché le scelte altrui condizioneranno in modo radicale la nostra vita.
Immaginate di essere alla guida. L’autovettura davanti a voi decide di attraversare il semaforo con il rosso, ciò causa un grande incidente con feriti, l’incrocio davanti a voi rimane bloccato e voi chiusi in auto per ore. C’è poi chi stava attraversando l’incrocio con il verde e resta ferito, un altro che ha solo l’auto distrutta ma ne esce illeso, etc. Insomma l’azione di un singolo definisce la vita degli altri. Questo evento è eccezionale, sebbene possibile, mentre ciò che avverrà da domani sarà molto più “normale” e concreto. Se alcune persone usciranno di casa senza una mascherina, si avvicineranno ad altre più del dovuto, si riuniranno tra loro o più in generale faranno cose contravvenendo le leggi e il buonsenso, sarà altamente probabile una nuova crescita della diffusione del virus e con essa nuove limitazioni, che ovviamente non terranno a casa(nella migliori delle ipotesi) solo quelle persone, ma tutti noi.
Il panorama rispetto all’inizio è cambiato, perché allora, senza consapevolezza, non sarebbe stato giusto indicare dei colpevoli, mentre oggi ognuno di noi dovrebbe sapere bene cosa sta accadendo e come limitare i pericoli per sé e per gli altri.
Qualcuno dotato di eccessiva ingenuità potrebbe pensare che non ci sia motivo di uscire senza mascherina e tutto il resto che ho elencato, invece già da qualche giorno è evidente che non sia assolutamente così.
Peraltro rispetto all’esempio dell’incidente automobilistico, le conseguenze sono più nefaste in quanto differite nel tempo, come se il tizio passasse col rosso causando una collisione di altri veicoli e, non rendendosene conto, ripetesse la stessa azione per dieci giorni consecutivi sempre con il medesimo esito.
A quel punto dopo dieci giorni per un misterioso incantesimo potrebbe morire per le sopraggiunte ferite degli incidenti o, “asintomatico”, continuare a uscire e a fare vittime di cui non si avvede.
Sembra una storia e una metafora assurda, ne sono consapevole, ma in parte è fedele alla realtà.
Ci troviamo di fronte al famoso effetto farfalla, in cui il battito di ali in Brasile causa un tornado in Texas (cit. Lorenz 1972), sia per l’entità modestissima della scelta originaria (una mascherina non indossata, etc.) sia per le conseguenze enormi e differite nello spazio e nel tempo.
La sostanziale differenza sta nell’assenza di consapevolezza tra la farfalla e l’uomo, la prima batte le ali senza sapere, il secondo è ben conscio, ma misura le sue scelte in modo presuntuoso ed egoista.