Recensione Libro | Tempo di lettura 3′ |
Il titolo della recensione è improprio almeno in parte e nasce dalla volontà di fare il verso a un famoso album di Francesco De Gregori.
Infatti i due protagonisti principali del romanzo Cadrò, sognando di volare sono un ragazzo e un campione, però entrambi li conosciamo sin da bambini e in parte il loro spirito resta tale per continuare a sognare di volare.
Il campione è Marco Pantani, di cui seguiremo le gesta attraverso gli occhi del tifoso Fabio, ventiquattrenne alla ricerca di un destino, legato a una carriera universitaria da finalizzare in uno studio legale e alle prese con i mesi del servizio civile da obiettore di coscienza.
Siamo al termine degli anni 90 e il ragazzo invece di trascorrere un’estate che lo svezzi definitivamente all’età adulta in Spagna con i coetanei, si trova sperduto all’interno di una ex scuola disabitata in compagnia di due anziani preti, una donna delle pulizie e sua figlia che si crede una gallina.
Eppure in questo luogo fuori dal tempo, Fabio riuscirà a stringere un rapporto di amicizia impossibile con il vecchio direttore, burbero e rinchiuso nella sua stanza, grazie alla passione comune per il ciclismo.
Marco Pantani diventerà un catalizzatore, sia per unire i due uomini, sia per motivarli a dare un senso alla resto della loro vita, breve o lunga che sia.
Il ciclista rappresenta il vivere senza calcoli e senza prudenza, seguendo l’istinto e l’inseguimento dei propri sogni, che diventano anche quelli altrui per le persone che ci vogliono bene e ci sono accanto.
L’ascesa del campione non si ferma davanti a incidenti e a disavventure e quando raggiunge il successo diventa motore di cambiamento per i due tifosi protagonisti.
Genovesi riesce a convincermi a pieno per la terza volta.
Avevo già amato Il mare dove non si tocca e Chi manda le onde che con questo romanzo condividono la capacità di far ridere e piangere, senza perdere mai la leggerezza e la spontaneità della narrazione.
I romanzi di Fabio Genovesi potrebbero essere sempre catalogati come “di formazione” e di certo è la definizione che meglio li descrive per i protagonisti bambini o ragazzi.
Però sanno distinguersi per una forza corale di personaggi accessori che sanno rubare la scena ed essere necessari.
I racconti sono ricchi di momenti e di eventi unici che si allontanano dalla quotidianità rimanendo impressi nella memoria del lettore.
Di questo ricorderò un giorno d’estate vissuto in pieno inverno.