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Il colosso dell’e-commerce Amazon è stato spesso al centro delle cronache per le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, per l’assoluta segretezza con cui gestisce i suoi magazzini e per la mancata comunicazione di alcuni dati fiscali. Ovviamente gli si riconosce anche la capacità di essersi imposto sul mercato con una strategia di lungo termine e con un mix di azioni che rendono l’acquisto un’ottima esperienza.
Per approfondire potete vedere questo video di DATAROOM di Milena Gabanelli.
Per questo non vi parlerò di tutto ciò, ma di come funziona la vendita di altri operatori sulla piattaforma, di come Amazon guadagni ovviamente anche su questi acquisti e soprattutto su come si evada spesso e volentieri il versamento dell’IVA da parte dei venditori o anche si commercializzino prodotti con dubbia certificazione CE.
Iniziamo dalle basi.
L’IVA è l’imposta sul valore aggiunto, ovvero una tassa che gli stati applicano sulla vendita di un prodotto. Ha un valore variabile a seconda del prodotto, la più diffusa in Italia ammonta al 22%.
In breve, quando acquistiamo qualcosa, una percentuale della nostra spesa finisce nelle tasche dello stato e non del venditore.
Sebbene sia poco importante ai fini di ciò che dirò più avanti, l’IVA si aggiunge al valore iniziale di un prodotto, quindi si calcola per scorporo e non per percentuale dal valore finale. In breve, e la chiudo qui, un prodotto che costa 100 euro al pubblico, al netto d’IVA 22% ne costa 81,97 e non 78 come verrebbe naturale pensare.
Atterriamo a questo punto sulle pagine di Amazon Italia.
Chiunque le frequenti sa bene come siano popolate da un’ampia offerta di prodotti provenienti dalla Cina, che risiedono nei magazzini Amazon in Italia ma vengono venduti da altri e non da Amazon, sebbene di questi ultima condividano il sistema Prime che permette di riceverli in massimo 24 ore.
Su ogni vendita Amazon guadagna una percentuale che solitamente è del 15,45%, ai quali vanno aggiunti i costi del magazzino, della spedizione, alcune commissioni fisse, etc.
Quindi Amazon guadagna bene anche quando non vende in prima persona, ma offre soltanto la sua vetrina e il suo magazzino.
Non è questa però la destinazione di mio interesse, ma quella seguente.
Se decidessimo di comprare uno dei tantissimi prodotti tecnologici (e non) di produzione cinese e di richiedere una fattura, potremmo comprendere un altro dei motivi per cui l’acquisto su Amazon risulti più conveniente.
La fattura che ci arriverebbe potrebbe essere palesemente irregolare, con una ragione sociale probabilmente inventata, un indirizzo generato forse da una pressione casuale di tasti, una partita iva di dubbia origine e soprattutto una stesura inutile ai fini fiscali.
L’oggetto, sebbene riporti il marchio CE, potrebbe non aver passato i test necessari per il suo conseguimento.
Se al contrario decidessimo di comprare il medesimo oggetto in un negozio, il 22% dell’iva sarebbe incluso in ciò che paghiamo, la certificazione CE obbligatoria pena un possibile sequestro e una costosa sanzione in caso di ispezione della Guardia di Finanza.
Ovviamente nel secondo caso, il commerciante farebbe anche una dichiarazione dei redditi e verserebbe delle tasse allo Stato per il guadagno maturato dalla vendita, mentre nel primo caso lo Stato non vedrebbe un centesimo.
Ecco anche perché Amazon è più conveniente: il sistema di vendita aggira certificazioni di qualità e sicurezza e versamenti di imposte.
Tutto ciò non è valido per qualsiasi articolo in vendita, ma soltanto per quelli prodotti da aziende cinesi medio-piccole(non Huawei per capirsi!), che trasferiscono il magazzino presso le sedi europee di Amazon. Questa operazione li mette abbastanza al sicuro da controlli di conformità, li rende competitivi per i tempi di consegna e, destinando il prodotto nella maggior parte dei casi a un utente finale, li sottrae completamente dal sistema fiscale del paese in cui vendono il prodotto.
Dal canto suo Amazon punta alla piena soddisfazione del cliente, quindi monitora che il fornitore risponda alle richieste e che offra assistenza su prodotti non funzionanti o difettosi, infatti genericamente questi venditori sono puntualissimi nel rimborsare e/o sostituire gli articoli. Il problema che resta e che non si può risolvere è soltanto fiscale, ovvero operatori commerciali che sono al di fuori del sistema ma che competono con quelli che ci sono dentro e che tentano di sopravvivere pagando l’iva, le altre tasse, i contributi previdenziali, etc.
PS: l’ultimo prodotto acquistato su Amazon mi è stato venduto da una società cinese di nome Shenzhenshikuxiongdianzishangwuyouxiangongsi con sede in wuhedadao41haohekanggongyequBqu2haochangfang101
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