Pensieri | Tempo di lettura 4′ |
Dopo un lungo anno di convivenza con la pandemia, sono molti i proverbiali nodi venuti al pettine. In tanti casi si è compreso di non essersi presi cura dei capelli da tempo o di essersi limitati a una timida spazzolata senza affondare.
L’evento nefasto ci ha posto un po’ tutti davanti a uno specchio, impedendoci di ignorare la folta capigliatura totalmente anarchica e disordinata che campeggia sulle nostre teste.
In questo indefinito “tutti”, elenco uomini e loro raggruppamenti, ovvero istituzioni, organizzazioni, mestieri e così via.
Fino a un anno fa pensavamo che in tanti ruoli non fosse forse così importante una grande competenza, per rimanere fedeli alla metafora, ci accontentavamo che alcune funzioni fossero svolte da persone spettinate.
Probabilmente ciò nasceva da un progressivo adattamento a un livellamento verso il basso innescato da tanti anni e contro il quale ha avuto sempre meno senso combattere.
In una nazione dominata da un sistema clientelare, tanti ruoli più o meno chiave sono stati occupati non per competenza ma per conoscenza, ovviamente di persone e non di nozioni!
Poi un giorno arriva un evento inatteso, drammatico e di proporzioni mondiali, così tanti compiti nei più disparati settori divengono di improvviso importanti.
Più in generale diventano essenziali la competenza, l’accuratezza, la capacità di fare quello per cui si viene retribuiti.
Non parlo solo di ruoli apicali sotto gli occhi dell’opinione pubblica, ma anche di tante funzioni apparentemente di scarso valore che improvvisamente acquisiscono un loro peso nel movimento della grande macchina sociale.
Immaginiamo un autista di un mezzo pubblico che quotidianamente lo conduce senza problemi di sorta.
Se un giorno a quell’autobus esplodesse un pneumatico e la capacità di tenerlo in carreggiata evitasse delle vittime, i presenti vorrebbero un autista qualsiasi, in grado di aprire e chiudere le porte alle fermate, accelerare e frenare, rispettare i segnali stradali o preferirebbero un “pilota” capace di gestire anche le emergenze e le eccezionalità di un lavoro normale?
Da un anno stiamo vivendo come se ogni giorno scoppiasse un pneumatico ed è impossibile non rendersi conto che in ogni lavoro serva la competenza per svolgerlo.
Appare più evidente per coloro che sono sotto i riflettori, ma la realtà è che la necessità di saper fare è indispensabile ovunque e in sua assenza le conseguenze si pagano nel tempo, perché lo pneumatico che scoppia è il frutto di una mancata manutenzione, dovuta a qualcuno che non l’ha prevista o a qualcuno che non l’ha realmente fatta.
Siamo tutti qui in attesa del recovery plan, un’iniziativa che arrivi dall’alto per salvarci e darci un futuro vivibile, ma questo piano dovrebbe partire anche dal basso e di fronte allo specchio per ognuno di noi. E’ giunto il momento di pettinarsi e, laddove necessario, di imparare a farlo, prima di chiedere agli altri di farci da parrucchiere.