Pensieri | Tempo di lettura 5′ |
Una sera ho donato 3 euro a Wikipedia con la mia carta di credito ma non sono stato io.
Mi apprestavo a spegnere il telefono giovedì scorso nell’ora in cui le carrozze tornano zucche.
All’improvviso il telefono vibra tra le mie mani e mi scrive che venti minuti prima ho donato 3 euro a Wikipedia, poi un paio di minuti fa 1 euro a Paypal e ora 399 euro a Unieuro.
Qualcuno sta spendendo i miei soldi! Meglio fermarlo subito, non tanto per i 3 euro a Wikipedia, quanto per i 399 alla catena di negozi!
Chiamo il numero di assistenza telefonica della carta di credito, la blocco e pochi minuti dopo ricevo un documento attestante le operazioni effettuate che ho disconosciuto.
Vado a letto con la consapevolezza che la mattina seguente dovrò recarmi a fare la denuncia dai carabinieri.
E’ proprio con l’alba piovosa del giorno seguente che inizia una delle tante storie “italiane” che si consumano tutti i giorni.
Mi reco in una stazione dei carabinieri con tutta la documentazione necessaria, attendo qualche minuto e poi mi accomodo in un elegante ufficio del centro di Roma.
“Sarebbe meglio che lei si recasse alla Polizia Postale. Io posso anche prenderle la denuncia, ma poi non potrei fare nulla. Al contrario loro possono agire immediatamente. Comprendo che a lei cambi poco, con la denuncia non ci rimette un euro, ma sarebbe più corretto andare lì”. Rimango indeciso a guardare l’uomo in nero: se ne vuole lavare le mani o mi suggerisce la soluzione appropriata?
Sebbene fuori piova e io sia in scooter, finisco per credergli, e, in fondo, non mi sembra mi stia offrendo una scelta.
Si riparte con destinazione Polizia Postale.
La domanda che mi ronza in testa è: se tutti i commissariati di polizia e le stazioni dei carabinieri di Roma dirottano i frodati informaticamente verso la mia meta, quante persone troverò all’arrivo?
Nella sala d’attesa ci sono solo io, alle pareti poster con avvertimenti ormai anacronistici, la solitudine mi fa pensare che il carabiniere precedente non avesse voglia di perdere tempo, spero ancora di sbagliarmi e che la gente non faccia denunce con la pioggia.
Non mi sbaglio.
L’uomo in blu davanti a me scrive la denuncia completamente, non dispone di modelli word, moduli prestampati, fotocopie da compilare, scrive dalla prima all’ultima riga un testo che conosce a memoria e che avrà scritto già centinaia di volte, cambiando solo nomi, date e dati!
Gli spiego che avrei un sospetto, mi spiega che è meglio non esprimersi in tal senso se non ho certezze, meglio riportare di aver utilizzato la carta nell’occasione citata ma niente di più: “Un sospetto infondato si può trasformare in una querela!”
Terminata la deposizione, faccio la domanda cruciale: “Quindi ora potete agire immediatamente! L’acquisto è avvenuto mediante Paypal, quindi potete contattarli, bloccare il pacco o addirittura seguirlo a destinazione!” Sarebbero stati dei punti interrogativi, ma talmente convinto di ciò che stavo dicendo suonavano come esclamativi.
L’uomo in blu mi guarda con un’espressione mista tra compassione e sgomento.
“Noi non possiamo fare nulla, eventualmente può provvedere la banca. Non possiamo contattare Paypal. Lei stia però tranquillo, con questa denuncia non ci rimette un euro”.
Comprendo che seguire il pacco era un’idea ridicola, forse l’avrebbero fatto se avesse contenuto la testa mozzata di qualcuno.
Bloccare perlomeno la refurtiva mi sembra però possibile, ma non è compito degli uomini in blu, se ne preoccupa la banca che ha emesso la mia carta di credito.
Un paio di ringraziamenti, tre firme vicino a 3 timbri ed esco.
Sebbene piova ancora chiamo immediatamente la banca.
Dopo qualche minuto di attesa, la signorina mi spiega che anche loro non hanno fatto e non faranno nulla, devono attendere che l’operazione venga contabilizzata qualche giorno dopo, quando l’oggetto da 399 euro sarà già stato usato.
“Lei stia però tranquillo, con questa denuncia non ci rimette un euro”, lo dice anche lei.
Riaggancio, e invece di essere tranquillo, sono furioso. Da qualche parte, qualcuno, che sa meglio di me come vanno le cose, ha ordinato un oggetto con i miei soldi e lo riceverà tranquillamente, sebbene sia stato scoperto nell’esatto istante in cui commetteva il furto.
Un po’ come scoprire i ladri in casa e lasciar loro il tempo di finire e di andare via!
Per placare la rabbia verso un sistema che non capisco, decido di chiamare personalmente Paypal.
Cinque minuti dopo, al termine della telefonata, l’account che ha utilizzato la mia carta di credito è disattivato, la mia carta di credito è interdetta (sebbene già bloccata dalla banca) all’utilizzo su qualsiasi account, l’acquisto da Unieuro bloccato se il pacco non è già partito.
Il responsabile della sicurezza Paypal mi indica anche l’indirizzo in cui sarebbe arrivato il pacco e mi dice che può vedere anche il numero di cellulare utilizzato per l’associazione della carta all’account, operazione che ha generato l’addebito di 1 euro.
Mi ringrazia un paio di volte e mi dice che comunque andrà “lei stia tranquillo che non ci rimetterà un euro”.
Tornando a casa penso che se oggi ho sentito quattro volte la stessa frase vuol dire che è la cosa fondamentale di cui le persone si preoccupano.
Lecito preoccuparsi di non essere derubati, ma, se nessuno si occupa di prendere né il ladro né la refurtiva, le vittime, sebbene tranquille, aumenteranno, così come i ladri, vista la semplicità dell’operazione.
Questo episodio me ne ha riportato alla mente uno di qualche anno fa: un tipo losco entra nel mio negozio con una carta di credito palesemente contraffatta. Chiamo i carabinieri della stazione vicina mentre con una scusa trattengo il tipo, del quale mi chiedo come abbia perso il dito indice. Spiego rapidamente la situazione chiedendo un intervento, dall’altra parte mi chiedono se posso andare io. Ringrazio e riaggancio. Ancora oggi non so se sarei dovuto andare da solo o in compagnia di Jack Novedita.