Ho avuto il piacere di scrivere la prefazione di un bellissimo libro fotografico.
Chiedere a un’arte di raccontarne un’altra, chiedere a un senso di comprenderne un altro.
E’ questo il lavoro di un fotografo che deve raccontare la musica.
E’ fermare il tempo, il ritmo e la melodia in un’istante e fare in modo che in quel momento tutto ciò che si è fermato possa muoversi nuovamente in colui che guarderà la fotografia.
Non fa differenza il genere che il musicista suona, se non per scegliere il fotografo giusto, per trovare la sintonia necessaria affinché lo scatto sia nell’attimo che racchiude l’essenza dell’artista.
Ognuno di noi ricorda le avvertenze che il fotografo pronunciava solitamente prima dello scatto: fermo, sorridi, guardami…tanti limiti per non essere se stessi.
Questi ritratti sono stati realizzati in movimento, digrignando i denti, guardando l’obiettivo o lo strumento, senza vincoli, con il solo fine di tirare fuori lo spirito che suona la musica di ognuno di loro.
Chi sfoglia il libro non può non guardare negli occhi i musicisti, cercare nel loro sguardo l’emozione che li anima e li spinge a esprimersi attraverso uno strumento. Su quest’ultimo si fermano allora le pupille, cercano di sentirne il suono, di comprenderne l’alfabeto. Solo allora colgono l’espressione del soggetto e leggono inconfutabilmente il legame tra l’uomo e lo strumento.
E’ un cammino tra volti poco conosciuti, almeno al grande pubblico, e ciò lo rende autentico.
E’ la narrazione di una passione non contaminata dalle logiche del successo, sebbene animata dall’aspirazione di raggiungerlo, basta a se stessa.
Per costruire una trama come quella raccontata nelle pagine seguenti servono tanti concerti, tante birre, tante risate e tante storie.
Serve capire ognuno di loro e la sua musica, così da preparare le pose, le luci, gli effetti e le situazioni giuste.
E’ necessario conoscere il loro mondo, le loro difficoltà a trasformare in lavoro una passione, a vedere riconosciuto il valore di ciò che fanno e a trasformarlo in un reddito molto spesso modesto.
E’ utile anche vederli discutere a fine serata con i proprietari dei locali affinché vengano pagati il giusto e non una cifra che a malapena copre la benzina consumata e la cena mangiata frettolosamente.
Solo dopo averli conosciuti si può portarli in studio e, con la confidenza maturata, non farli sentire in imbarazzo di fronte all’obiettivo.
Allora la simbiosi è compiuta e le arti si fondono in un linguaggio unico, solo allora tutti gli scatti possono diventare un libro come questo, una trama fitta che lega i 40 tra artisti e gruppi ai 20 e più fotografi.
Nella pagina di questa prefazione vi apparirà strano, eppure arriverete all’ultima fotografia con il desiderio intenso di ascoltare la loro musica, per confrontarla a quella che gli abbiamo sentito suonare nei nostri occhi.